Una struttura di grande pregio che adotta le più moderne tecnologie per la migliore fruizione delle risorse; particolare attenzione è riservata all’ambiente, testimoniata dall’adozione dei pannelli solari per un miglior utilizzo delle risorse energetiche. Il progetto di realizzare un hospice si colloca, infatti, nell’ottica di implementare la rete regionale per le cure palliative; è un’offerta residenziale per persone in fase avanzata di malattia e rappresenta uno snodo importante della rete che la Regione Campania sta realizzando per garantire continuità di cure e differenziazione degli interventi sul proprio territorio.
Si trattava, per noi, di una sfida culturale, nuova e avvincente, anche se difficile e di grande responsabilità.
Nella fase preparatoria, abbiamo operato per:
- costruire una realtà coerente con la cultura del sollievo, mettendo al centro l’interesse per la dignità e la qualità della vita del malato e della sua rete affettiva;
- collegarci con il contesto delle cure già esistenti, individuando modalità e strumenti di integrazione con la rete regionale delle cure palliative, allo scopo di realizzare continuità nelle cure da assicurare alle persone affette da malattie che non rispondono più a trattamenti specifici;
- realizzare un’équipe di operatori motivati e qualificati, operando una adeguata selezione delle figure professionali e coinvolgendole in una formazione continua specifica;
- scegliere un modello organizzativo che, nelle modalità operative, nelle relazioni di cura e nell’ambiente di vita, rispecchiasse la filosofia delle cure palliative, fondata sull’ascolto e sulla comprensione dei bisogni e delle aspettative dei malati e delle loro famiglie, sulla personalizzazione degli interventi, sull’attenzione ai particolari, per creare, intorno al malato, un clima di calda accoglienza;
- sviluppare la cultura del sollievo e della qualità della vita, per assicurare dignità al malato e attenzione alla morte, da vivere come momento finale dell’esistenza, non da non ignorare, negare o sottovalutare.
La struttura
Fondazione Clotilde è situato nel comune di Cicciano, in Via Provinciale per Comiziano, in una zona climatica mite, ben soleggiata e ventilata. È ben collegato alla rete stradale ed autostradale ed in rapido collegamento con Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Posizionato al centro di un ampio parco, fruibile dai pazienti ricoverati e dai familiari, si sviluppa su 5 piani ed è accessibile ai portatori di disabilità.
L’Hospice è dotato del miglior comfort alberghiero; dispone di camere insonorizzate, ad un letto ma con la possibilità di alloggiare un eventuale accompagnatore, ottimamente illuminate, corredate da frigobar e telefono personale, TV via cavo e satellitare, citofonia con il personale di reparto e rete WiFi; su ogni piano vi sono locali comuni per la socializzazione, la lettura e l’ascolto della musica, con una tisaneria a disposizione degli ospiti e dei loro familiari. All’interno della struttura è ospitato un ambiente di culto mentre all’esterno vi è un ampio parcheggio per i visitatori ed un parco tematico con un ampio giardino.
L’hospice ha una recettività di 30 posti letto per pazienti residenziali (accreditati con il S.S.N.), 10 posti per pazienti in day Hospice ed assicura attività ambulatoriali e cure palliative domiciliari con i programmi Hospice a Domicilio.
Chi siamo
Giuseppe Miranda
Paolo Cesaro
Anna Ambrosio
Cardiologo
Interviste
Alcune testimonianze di chi lavora con noi
Lavorare in un hospice è prima di tutto dignità. E' fondamentale accompagnare le persone nel miglior modo possibile. E' strano associare la parola vita ad un hospice, per noi l'hospice è una possibilità.
Sembra strano ma, qui, tutte le vite che incontriamo, tutte le vite che si incrociano con la nostra, per noi, infermieri dell'hospice, sono una ricchezza. Cosa c'è di più bello che regalare un sorriso? Noi percepiamo sofferenza, ma quella sofferenza ci rende partecipi della vita dei nostri pazienti.
Il lavoro condiziona tanto l'aspetto emotivo e viceversa. I pazienti hanno diverse patologie, ed ognuno di loro necessita di un proprio piano terapeutico. E' inevitabile essere coinvolti emotivamente: entriamo da infermieri, usciamo da nipoti, da parenti. L'Hospice ti insegna a comprendere quanto sia importante la qualità della vita.
Il ruolo dell'infermiere in hospice è diverso dagli altri. E' molto difficile tenere il lato emotivo distante da quello professionale. Alcune storie ci toccano e ci segnano. Qui comprendiamo quanto sia importante il valore del tempo.
Sostenere un paziente vuole dire lenire un dolore, ma soprattutto sostenerlo dal punto di vista emotivo: anche strappargli una risata. Oltre ad un ruolo pratico, il nostro ruolo è quello di sostenere i familiari del paziente: si istaurano cosi dei rapporti "emotivi". Ci sono delle circostanze che ti fanno ritrovare in una determinata situazione, come questa: questo ci rende più forti.
Il ringraziamento dei familiari che sono stati nostri ospiti in questi due anni, rappresenta la vera ricchezza della nostra esperienza: questo ci ha fatto capire, ancora di più, l'importanza della persona in quanto tale... perchè anche l'ultimo secondo della vita di una persona sia dignitoso. Nelle parole del Presidente della Fondazione Clotilde, Giuseppe Miranda, si racchiude il senso della nostra mission.
Le famiglie che giungono in Fondazione provengono, di solito, da una grande sofferenza, con dei forti vissuti, ma soprattutto disposti al peggio. Ecco perchè basta veramente poco per far sentire importante il loro caro. Il sorriso di un familiare è la cosa più significativa, specie se avviene in un contesto di sofferenza. Tra i nostri principi "cardine" c'è la formazione del nostro personale e l'attenzione alla struttura, la casa dei nostri ospiti, che viene curata in ogni minimo dettaglio: lo facciamo soprattutto per il rispetto della persona. Nelle parole del nostro presidente, Giuseppe Miranda, si riassume il rapporto con le famiglie dei nostri ospiti e l'importanza che diamo alla formazione dei nostri operatori sanitari.
Nell'ultima fase della vita è difficile gestire il proprio caro, ammalato, a casa: con la terapia del dolore, con la presenza continua degli infermieri, dei medici, la persona ha sempre un aiuto. Nell'ultima parte della sua intervista, il presidente Miranda dice: "i familiari delle persone che sono stati nostri ospiti, quando se ne vanno, ci stringono la mano e ci ringraziano perchè abbiamo dato affetto ed amore alla loro persona cara".
Operiamo nell'ambito delle Cure Palliative, per i pazienti con una patologia cronica che non è più suscettibile di guarigione. Un mondo nuovo per il quale non esistono specializzazioni universitarie: da qui l'importanza di iniziative di formazione sul campo come quella della nostra masterclass, giunta quest'anno alla sua terza edizione. L'intervista al nostro Direttore Sanitario, dott. Paolo Cesaro.
Durante le nostre attività formative, i discenti sono particolarmente interessati all'approccio completamente diverso che contraddistingue le cure palliative. Nel nostro setting si supera la frammentazione specialistica della medicina e si guarda alla "persona". Il nostro Direttore Sanitaario, Paolo Cesaro, sottolinea l'aspetto umano che contraddistingue l'approccio del setting assistenziale con i nostri ospiti.
Tiziana Petrosino si occupa del nostro sportello "amico": offriamo questo servizio rispetto al bisogno dei familiari dei nostri pazienti che sono spesso in una situazione di grande emotività. Da qui la necessità di sopportarli e di accogliere i loro bisogni. Le nostre cure sono "integrate", non sono cioè solo rivolte all'accompagnamento del paziente al fine vita, ma danno la possibilità di avere la propria famiglia sempre accanto.
Umanizzazione delle cure significa che la nostra struttura diventa una casa, sotto il cui cielo accadono tante cose: il familiare diventa il punto focale del nostro intervento, soltanto la continuità degli affetti può sostenere i nostri pazienti e può essere il co-terapeuta delle nostre terapie mediche. Parola della nostra sociologa Tiziana Petrosino!
Spesso le famiglie si "allargano" per potersi prendere cura dei propri cari, anche se sono lontani. Tiziana Petrosino: "Lo sportello amico" è sempre sensibile alle esigenze dei familiari: la nostra scelta nasce dalla volontà di creare una struttura che potesse essere un fiore all'occhiello dove diventa importante pensare che "magari tutto terminerà, ma finirà nel migliore dei modi".
Siamo principalmente una struttura di accoglienza. Quando si crede che non si sia più nulla da fare, in realtà c'è tantissimo da fare. Da questo assunto nasce l'idea dei nostri progetti. Tutte le nostre attività sono accomunate da un unico obiettivo: il tempo, spesso, viene vissuto dai pazienti come un nemico; noi aiutiamo a considerarlo come prezioso. L'intervista alla nostra assistente sociale Anna Ambrosio